da B. D’Urso, Quaderni filosofici, Emme, Locarno, 2002)

C. Lippi: “Conduttrice ha mai pensato che quella luce così avvolgente, sia irreale? Ingiusta?”
B. D’Urso: “Ti riferisci alle luci che tentano di colpire ogni faccia dell’oggetto, Conduttore?”
C: “Si. Una luce ingerente. Lì fuori. Artificiale. Ovunque. Nasconde l’ombra e la ritira dentro.”
B: “Abbiamo un’idea distorta di infinito.”
C: “Si.”
Silenzio.
C: “Ho fatto un’esperienza. In una stanza senza luce. Ero immerso nel buio. Vedevo appena. Non avevo ombra. Per certi versi ero io. Intendo l’ombra. Sai, perdersi…”
B: “Si.”